venerdì 31 ottobre 2008

Poche riflessioni su "Vicky Cristina Barcelona"



Ragione e sentimento difficilmente vanno d’accordo. In un precedente film Woody Allen disse che il suo cervello e il suo cuore neanche si parlavano…
Ecco, questo potrebbe essere il distico dell’ultimo film del grande autore statunitense, anche se esso, a mio avviso, è forse la più mediocre fra le sue opere.
A metà strada tra la commedia americana e la sceneggiata napoletana, il movie in oggetto vorrebbe rappresentarci la dicotomia tra le due componenti fondamentali della psiche alleniana: Cristina è la parte bovariana del suo spirito, quella in cerca di avventure e di adulterio mentre Vicky rappresenta la sua razionalità, sempre attenta a non trasgredire, ma altrettanto vulnerabile rispetto all’altra.
Il Sagittario-Cancro (perché ha il Sole in quarta Casa) Woody Allen vive, così, da sempre la precarietà di una condizione di insoddisfazione dove la figura dell’analista è onnipresente, anche se qui non si vede in senso letterale. Il tentato raggiungimento di uno stato di appagamento dell’animo è la portante di questo come di tutti i film dell’autore settantatreenne.
Come sempre, nei suoi film, le citazioni abbondano e una, tra esse, è reiterata più volte: il riferimento al romanzo “Doppio sogno” e al relativo film di Kubrick “Eyes Wide Shut”. È la nemesi del tradimento visto attraverso gli occhi e la mente dei vari personaggi della pellicola che altri non sono che le varie anime dello stesso regista.
Ho avuto il piacere di capitare ieri sera al cinema, quasi per caso, senz’avere letto nulla dell’opera in oggetto, né prima della mia visione né dopo. In tali condizioni mi godo, solitamente, al massimo un film.
Qui, confesso, ho goduto meno, all’interno di un lungo spot (su Barcellona, sulle auto del gruppo Fiat, sulle sigarette…).
Ho tanta nostalgia di film fantastici come “Crimini e Misfatti”.

Buona giornata a Tutti.
Ciro Discepolo
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