domenica 12 settembre 2010

A Solar Return for Moscow and Another for Capo Verde




Per Michele. Ti ho accennato a Valencia per il problema dell’esame di ammissione alla Facoltà. Qualcuno mi ha detto che molti italiani vanno lì per superare tale ostacolo.



Per Lorenzowizard. Cerca di resistere, mancano pochi giorni! Tuttavia sulle tendenze ipertrofiche e inflazioniste di Giove non ho ricette magiche, solo quelle di analizzare l’astro e trattarlo con il distacco di un entomologo…



Per Marta. Naturalmente sono cose già risapute di Atka, ma nonostante ciò decine di persone l’hanno raggiunta in inverno, negli ultimi venti anni almeno. È vero, per esempio, che non ci sono hotel, ma è altrettanto vero che gli abitanti danno in fitto, per 100 dollari al giorno, gli alloggi degli ex militari USA di stanza sull’isola. Insomma, andare alle isole Aleutine, non è come andare ad Amalfi (ma si muore anche lì – ad Atrani – mentre stai lavorando in un bar e un nubifragio ti inghiotte)…
Tu conosci certamente il detto: “… chi non risica, non rosica”. Io l’alternativa te l’ho trovata e la leggi qui sotto, ma c’è l’abisso con l’altra. Molti auguri.








Caro A.P., a volte anche io resto sorpreso. È un dono che ho ricevuto alla nascita e senza meritarlo. Dovrei dire che soffro di insonnia e invece dico “godo di insonnia”. Spesso mi sveglio alle 3-4 di notte e so bene che non mi riaddormenterò e allora ti immagini quante pagine riesco a scrivere in 8-10 ore di seguito, a mente freschissima, senza interruzioni e senza rumori? Qualcuno critica il fatto che io abbia molti computer, troppi computer: ma lavorare in multitasking significa anche processare “pillole” diverse su computer diversi, contemporaneamente, risparmiando decine di ore di lavoro. E, ultimo, ma non per ultimo, con Giove in sesta ho avuto sempre collaboratori eccezionali che mi hanno consentito scorciatoie impensabili.
Resta il fatto che io sia convinto che il Tempo sia il bene più prezioso di cui disponiamo e quando non ci sarò più, sarò stato felice di essere passato, per una frazione di secondo, in questo universo, lasciando qualcosa.




Per Stefano Meriggi. Una delle cose che spiegai al seminario sulla correzione dell’ora di nascita del febbraio scorso a Napoli, fu proprio che tale protocollo non si può applicare al passato (con i ricordi), ma solo al futuro.
Il giorno da considerare è quello preciso, senza anticipare e senza posticipare.
Nelle rilocazioni ho visto che gli astri funzionano a tutti e quattro gli angoli non solo con orbite strette: per esempio a un Fondo del Cielo le ho viste funzionare anche a 5/6 gradi.



Sono certo, caro Giuseppe, che il tuo blog avrà un grande successo perché tu ci metti la passione dentro. Ti consiglio solo di non dare ospitalità alle canaglie vigliacche: se tutti i siti faranno così, questi topi di fogna andranno all’estinzione o dovranno trovare il coraggio e firmarsi con nomi veri.



Per Nicoletta, sì puoi partecipare anche solo al pomeriggio di sabato 16 ottobre, a Milano.



Per Kimeti. Anche noi siamo costantemente alla ricerca di ottenere grandi risultati e senza partire (per esempio guardiamo alla Radiobionica Callegari con grande interesse). Complimenti a te che ci sei riuscita e auguri per il prosieguo.



Per Lorenzowizard. Il tuo progetto di RSM 2011 per Invercargill non è niente male: speriamo che lo porterai a termine.



For Tiger: I advice you a good Aimed Solar Return for Santo Antao, Capo Verde, for 2011. Best wishes!








Ciro Discepolo

7 commenti:

michele ha detto...

Caro Ciro,

ho capito, ma in realtà non c'è esame di ammissione a giurisprudenza e quindi sono già a bordo, nella mattina del 10 mi è stato posto il timbro direttamentes sulla domanda di iscrizione.

Per la Spagna: molti fanno lì la domanda per l'esame di avvocato, che lì è più facile che in italia e poi se lo fanno convalidare.
Ma questa opportunità ci sarà fino al 2011 poi in italia una legge apposita impedirà questa procedura.

Un abbraccio e grazie comunque per il suggerimento.

DANILA ha detto...

LA BIG ISLAND E I SUOI VULCANI

Per raggiungere l’aeroporto di Hilo, secondo agglomerato urbano della Big Island, l’isola più grande dell’arcipelago delle Hawai’i, occorre volare 45 minuti a est di Honolulu.
L’aeroporto è a pochi chilometri da uno dei quattro vulcani dell’isola, il Mauna Loa, ancora attivo con ai piedi un Parco Nazionale.
Lascio quindi l’isola di Ohau, che ospita la capitale dell’arcipelago, in uno stato di languore sognante, con ancora negli occhi il tramonto fotografato cento volte sulla spiaggia di Wikiki, i colori accesi dei fiori e delle ghirlande indossate e il rigoglio sconvolgente della vegetazione. Sento la sindrome di Stendhal salirmi addosso al cospetto della pinacoteca di Dio. Aleggia un’atmosfera che induce chi si immerge a liberare la mente, a lasciarsi andare all’onda lenta delle danze hawaiiane, celebranti i quattro elementi, la terra, il fuoco, il cielo e soprattutto l’acqua, che alludono l’andare e il venire melanconico del mare alla sera quando copre e scopre la terra, sulla spiaggia. E anche tornando alla realtà, quando si passeggia per la città, il clima di Honolulu è un invito alla vacanza, quando vedi e fai lo shopping in pareo e infradito nel negozio di Ferragamo. Alla sera sei celebrato nel tuo rientro in Hotel dalle luci del cielo che si spengono per lasciare il posto alle luminarie accese e le torce infuocate ad ogni ingresso di locale. Ombre e luci, il dolce il senso di tranquilla sicurezza ti accompagna sempre, complice una brezza tiepida che ti avvolge costante come una camicia di seta. Anche i grattacieli sembrano seguirti il passo, insieme alle palme da cocco, lungo i viali delle strade, con una sorta di sguardo protettivo e rassicurante. Ho in borsa con me taccuini già pieni di appunti e ispirazioni.

Così, al mattino, lascio tutto questo e raggiungo Hilo.
Chiacchiero con la driver del cab che mi conduce in hotel e che mi fa una lezione ferma e spiccia di lingua hawai’iana. Mi svela un segreto: “ti basta mettere un trattino fra ogni sillaba della parola” mi dice con voce sicura e allora, ritorno per un momento bimbetta di scuola materna che legge in auto il cartelli stradali incitata da papà: Wa-i-ki-ki, Ha-wa-i-i, A-lò--------haaaa… Ridiamo.
Mi lascia davanti all’ingresso di una cattedrale nel deserto. Giocando con lei e le sue paroline, mi sfugge durante il percorso quello che vedrò di lì a poco: l’altra faccia delle Hawai’i.
(continua)
Danila

niconbol ha detto...

Buona sera a tutti,
grazie Ciro per la tua paziente risosta anche se so che stai preparando le valigie. Buon viaggio e ci vediamo il 16....un'occasione così non posso farmela scappare.
Per Al Rami: complimenti per il tuo sito, ci ho dato una sbirciatina e mi è sembrato semplice e accogliente. In bocca al lupo!

Anonimo ha detto...

L’atmosfera che mi appare appena metto fuori in naso dal più grande Hotel di Hilo è più densa e cupa. Non mi so spiegare subito il perché.
L’Hotel non offre pasti e pertanto mi incammino in cerca di cibo. Percorro il fianco destro di quella spiaggia che è diventata un bordo lagunare di acqua stagnante e sporca, brulicante di famiglie locali accampate per i pic-nic. Decine di gazebo colorati proteggono dal sole tavolini e sedie, angoli cottura con mobiletti attrezzati di cucine a gas e grigliate fumanti di carni grasse alla brace. Pick-up sgangherati lanciano a tutto volume musiche da ballo, sdraio sul bagnasciuga ospitano corpi già scuri dal sole. Sulla striscia di spiaggia fanciulli dagli occhi a mandorla addentano sdraiati al sole sandwiches e hot dog color fucsia. Sembra il giorno di Ferragosto.
Chiedo pietà per i miei occhi ancora pieni dell’armonia dolce dei giorni passati. Pietà per le mie orecchie violentate dalla musica lanciata a tutto volume dalle radio delle auto, pietà per il mio olfatto che respira l’odore inspiegabilmente acre e feroce del grasso che cola dalle bistecche ai ferri, e ancora pietà per il suono gracchiante delle marmitte rotte di vecchie coupé giapponesi che cercano invano un parcheggio, di bambini chiassosi che sguazzano in acque torbide e tuffano da un piccolo ponte.
Il cuore comprende ma i miei sensi no.
E’ una via di mezzo tra gli zingari delle nostre periferie e le comitive domenicali con tavolini e sedie, pentole e pignatte ai cigli delle strade a mangiare come Pantagruele e poi a dormire pesante su un plaid in terra all’ombra di un pneumatico.
Raggiungo un unto drugstore in mezzo al nulla e mi sistemo in un tavolino accanto a una vetrata che dà sulla strada. Dalla mia postazione continuo a sentire le musiche da ballo, i pic-up scambiati dai bambini in un parco giochi e la coda interminabile di Harley Davidson scoppiettanti che si dirige verso il parco acquatico davanti al mio Hotel. Mi sembra di essere in un remake di “Easy Rider”. Mentre attendo la cameriera, dalla vetrata osservo le Harley che continuano a sfilare lente e rumorose, in fila indiana. Le cavalcano uomini e donne pieni di tatuaggi, la loro pelle già scura diventa nera dai Tatoo che riempiono loro le braccia, la nuca, la gambe. Al seguito è la volta di un raduno di Pick-up alte due metri e mezzo con dentro ragazzi meticci in costume da bagno che ascoltano la stessa musica assordante. Un’altra faccia, infernale per i miei occhi, delle Hawai’i.
Per il terzo anno, da quando giro gli Stati Uniti, mi sfamo al solito modo, sono vegana e per amore del viaggio, ritorno vegetariana. Accolgo divertita il mio solito piatto di lattuga romana con parmigiano, per l’ennesima volta rifiuto il bicchiere di acqua e ghiaccio e per l’ennesima volta chiedo un pezzo di pane sentendomi rispondere che non è compreso. Come da copione i camerieri fanno del loro meglio portandomi il pane avanzato dal breakfast del mattino, tostato e imburrato e un bicchiere di acqua calda, continuando a guardarmi con sospetto mentre mangio, scrivo e scatto foto dalla vetrata.

Nella penombra silenziosa del locale ho modo di riflettere sulle mie sensazioni.
L’energia di Plutone sovrasta la vita del luogo. Per ben due volte, il secolo scorso ha visto la città di Hilo ricoprirsi di acqua da due tsunami. Onde anomale di riflesso dal Cile giunsero fin qui e fecero abbandonare ogni speranza ai suoi abitanti di rendere la città un’attrazione turistica.
A Plutone, il dio vulcano, signore della trasformazione, dell’energia che abbatte per rigenerare, probabilmente quest’idea di scimmiottare Honolulu non è piaciuta. L’araba fenice risorge dalle sue ceneri ma ancora non ha trovato sé stessa. Lo spazio vuoto da quel che era a quel che sarà tiene chi si trova a passare in questa città a sentirsi con lo stomaco alto come in assenza di gravità.
(continua)
Danila

Anonimo ha detto...

Sto per cominciare un nuovo anno pieno di cose importanti. La presunzione di sapere in che direzione andranno le mie cose mi emoziona e mi intimorisce. Sono osservatrice attenta di me stessa.. Concludere l’anno qui, nel nulla, mi impaurisce sul mio destino, gettando un ombra scura nella mia mente. Sento addosso l’energia nera di Plutone e dei suoi vulcani. Rocce nere, un affollato girone dantesco ma alla luce del sole. Fatico a trovarvi bellezza.
Torno verso l’Hotel e questa volta percorro il lato sinistro della spiaggia. Qui una luce intensa veste le stesse cose di polvere lucente e il cuore mi si alleggerisce. Scatto foto cercando di catturare quell’invisibile alchimista che sa trasformare il piombo in oro e la rocce scure di lava in ossidiane riflettenti.
Il sole è ancora alto ma rientro in camera e mi addormento con ancora nelle orecchie il dolore fisico per gli strilli, le marmitte, le musiche assordanti.
Quando mi sveglio la laguna è incredibilmente silenziosa. E’ piovuto. Mi siedo sulla terrazza della camera e mi immergo in questa pace magnifica celebrata dal rintoccare ritmato di uccelli tropicali nascosti tra le fronde umide degli alberi vicini. Le nubi color piombo che sovrastavano l’oceano nel pomeriggio hanno coperto il cielo sopra l’hotel durante la notte e ora a est, da lontano, si affaccia l’alba.
Ritorno a pensare al senso di plutone che ti distrugge fino a quando non risorgi alla tua vera natura. Mi chiedo quando Hilo splenderà della sua propria e unica bellezza..
Come d’incanto giunge la risposta alle mie domande silenziose. Si genera, incredibile, davanti ai miei occhi, un grande, solenne arco di colori che sembra salutarmi e darmi il buon compleanno.
La forza degli elementi, l’energia pazzesca di quest’isola c’è tutta in questo momento e si manifesta grandiosa in un arcobaleno che taglia il cielo opaco anticipando quest’alba.
Penso ai miei allievi. Nella pratica Yoga, c’è una forma del corpo che si chiama Dhanura, che significa arco. Nella simbologia indù, l’arco è l’arma degli dei e degli Ksatriya, la casta dei re e dei nobili guerrieri. La posizione è dedicata a Rati, la dea della passione, personificazione dell’affetto e del piacere sensuale e al suo sposo Kama, colui che lancia le frecce d’amore. L’arco è quindi segno di potere e di forza appassionata. Nell’azione simbolica dello Yoga, le frecce dell’arco rappresentano i vari momenti della vita, che devono raggiungere il centro. Le frecce vanno puntate verso l’energia di Jnana, la conoscenza che si raggiunge mediante krya, l’azione e iccha, la volontà.
E’ frequente, durante il mantenimento dell’asana, vedere internamente a sé tutti i colori dell’arcobaleno, che sono i colori dei Raja Chakra, i vortici di energia localizzati lungo tutta la colonna vertebrale.
La memoria del mio corpo mi riconduce alle volte che sono diventata l’arcobaleno, estendendo al massimo la schiena, quando grazie alla tensione intensa del corpo la mia energia si è risvegliata tutta in un guizzo portandomi a consapevolezza un mare di cose. Ora come allora la mia mente si illumina su questo momento.
L’energia infernale di Plutone trasforma e smuove le energie più profonde della nostra radice. E’ in noi e sta solo a noi saper trovare il canale per portare alla luce le nostre autentiche passioni affinché fioriscano e non ci distruggano.
Quest’isola dovrà trovare la sua vocazione, lanciare le sue frecce, senza imitare Ohau. La forza della Big Island è questa intensità sconvolgente dei sensi più bassi, io l’ho vista e vissuta, ed è una risorsa pazzesca. Dio Plutone con i suoi vulcani un giorno troneggerà in pace, quando i suoi abitanti avranno imparato a lanciare al cielo le loro frecce.
Danila

ISABELLA ha detto...

Caro Maestro,

complimenti! Aspetto il 25 settembre per prendere il tuo libro, e poi vorrei partecipare al tuo seminario il 16 ottobre in Via Marghera 28 alla Libreria Mondadori, va bene se ti mando una e-mail con la richiesta di partecipazione?
A presto,
Isabella

Anonimo ha detto...

Caro Ciro e cari Bloggers, l'entusiasmo per voler condividere con voi le impressioni del mio viaggio mi ha fatto leggere una volta in meno la prima parte del mio diario. La spiaggia più famosa al mondo si chiama WAIKIKI e non Wikiki e i vulcani della Big Island sono in tutto cinque, di cui tre attivi.
Notte a tutti.
Danila